Alexander: primo "pizzardone" in odore gay

30 gennaio 2005

Visto che amo la storia, i film storici mi piacciono "a prescindere". Quando metto le mani sul Dvd di un film come questo, rivedo dieci volte le scene in cui vengono ricostruite architetture e ambienti oggi scomparsi. E da questo punto di vista ammirare, in questo bel film su Alessandro Magno, che so, la pur breve ricostruzione di Babilonia (la megalopoli del mondo antico) vale la pena di tre ore di patemi sentimental-edipici da "pizzardone" (sia pure historically correct). Per non parlare delle scene di battaglia (fatte con comparse vere, come una volta, per gentile omaggio del re del Marocco, che ha i suoi problemi con la disoccupazione) e dei costumi, e... Tutt'altra storia rispetto a quella troyata con Brad Pitt "liberamente ispirata a Omero".

Insomma, accattativìllo, direbbe Sofìa (nome che, in greco, significa "Saggezza"). Fine della recensione.

O forse no: per i pochi che, con mio grande stupore, non condividono la mia ottica, che magari è un pochino originale, aggiungerò quattro altre cosucce sul film.

Che mi ha causato, a più riprese, flashback di me bambino al cinema dell'oratorio mentre guardavo Ercole contro Maciste o I sette gladiatori o Moloch contro Jahweh e Godzilla (film violentissimi che allora si consideravano adatti ai bambini... Mi avessero mostrato un po' di sesso, semmai: sarei cresciuto più sano...).

Giriamocela come ci pare, questo film si diverte da matti ad attingere a piene mani ai "pizzardoni", alias peplums, del tempo che fu.

Ma solo attingere. Perché il tempo è trascorso, e la differenza si vede non solo nelle tecnologie digitali, impensabili allora, ma nel modo stesso di trattare il tema.

Chi di noi ci avrebbe infatti mai creduto, trent'anni fa, se ci avessero detto, mentre osservavamo la Silvia Koscina di turno intenta a sedurre il Ganimede o il re di Sodoma di turno (con risultati insperati... infatti erano favole!), che un giorno la sola cosa di cui si sarebbe parlato in un peplum su Alessandro Magno sarebbe stato il suo rapporto con l'amico/amante Efestione? Fate un giro per i dibattiti in Rete, e in pratica si parla quasi solo di questo...


Immeritatamente. Perché il buon Colin Farrell, a parte usare più parrucche bionde di Platinette nella sua intera carriera e più eyeliner di Elisabeth Taylor nella sua intera vita, non fa nient'altro di "sospetto". Sì, dà un bel po' di pacche sulle spalle ad Efestione, abbracciamenti e tutte ccose, magari fa dichiarazioni di grande amore guardando la luna, ma neppure un bacio, fosse pure un micragnoso baciozzo da mafioso o da burocrate del Pcus: nulla. Il povero Efestione va in bianco dall'inizio alla fine! Ma vi pare giusto, bono com'è Jared Leto? E palese che quell'Alessandro non doveva essere mica tanto normale, a lasciar stare tutto quel bendidio!

Eppure questo è bastato a far decretare l'ostracismo contro il film, che al botteghino ha fatto flop.

Intendiamoci, il boicottaggio per aver mostrato il lato omosessuale di Alessandro, che pure è attestato unanimemente dalle fonti antiche, non è il solo motivo del fallimento. Il film è lento, e troppo lungo. Certi dialoghi "psicologici" fan correre la mano al tasto dell'avanzamento veloce... che purtroppo al cinema non c'è. Le pur maestose scene di battaglia sono frammentate e disordinate, che uno non ci capisce un ***, che al paragone quelle del Signore degli anelli sì, che a noi ci piacciono, ci!

Poi Angelina Jolie, la mamma di Alex, la donna dalle labbra più siliconate della storia, ci rompe il c...ineschermo ogni tre per due col suo ruolo di mamma edipica castrante. (Salvo mozzare il fiato in una scena, verso la fine, in cui si dimostra donna cinica, ambiziosa, ma anche intelligente, acuta, lungimirante, vera "principessa" che avrebbe fatto sognare Machiavelli, e invece è costretta a far la calza perché donna. Ce l'avessero data così per tutto il film, sarebbe stata un bonus (come in Troy la scena superba di Priamo e Achille, l'unica in cui qualcuno - e non parlo di Brad Pitt - recita), invece che una bona con un ruolo da strazius.

E Alex? C'ha un Complesso d'Edipo che avrebbe fatto la fortuna di ogni psicoanalista di New York, ma di cui noi spettatori sentivamo bisogno quanto d'un acquazzone durante un picnic.
Tutto questo per dire che, volendo, motivi per parlar male del film ce n'erano. E invece? Tutti lì a commentare quanto sia stato "volgare" e "morboso" avere "ostentato" le caste pacche sulle spalle del povero ed edipico Alex...

Questa è omofobia: è palese. Perché, a voler essere "storicamente corretti", sono più le cose sessualmente scioccanti che il film non ha nominato.
A iniziare dalla più scioccante di tutte: la morte di Filippo, padre di Alessandro. Che secondo le fonti antiche fu ucciso per questioni d'onore dalla sua guardia del corpo e amante (sì, avete letto bene, amante), Pausania, che era stato stuprato dal generale Attalo (controllate: nel film c'è) e dalla sua ghenga, e al quale era stata negata giustizia. Testimoni nientepopodimenoché Aristotele (precettore d'Alessandro Magno), Politica V 10, 1311a-b; e Diodoro Siculo, XVI, 93-94, e Giustino nell'epitome di Pompeo Trogo, IX 6, 4-8, e Plutarco, Alessandro, 10...

Stone ha fatto bene a tagliare tutta questa trama secondaria, che avrebbe reso ancora più confuso un film che lo era già abbastanza di suo. Giusto è stato anche attribuire la morte di Filippo alle trame politiche della moglie (ipotesi assai più vicina alla probabilità storica di quanto non sia la storiella del Pausania che vendica l'onore oltraggiato: la vicenda dell'omicidio di Kennedy ha evidentemente insegnato qualcosa a Stone...).

Bene ha fatto... Tuttavia ho voluto riportare questo dettaglio per mostrare che, altro che esagerato ed ostentato: se Stone avesse voluto avrebbe potuto - documenti storici alla mano - andarci giù molto più pesante!

E che dire di Bagoa, l'eunuco (il nome stesso non vuol dire altro che "eunuco" in persiano), cioè castrato, qui ridotto a solo un'ombra, al punto da non pronunciare mai una parola? (E forse non è un male, perché l'Alessandro che esce da questo film in molti punti assomiglia, troppo, a quello del romanzo Il ragazzo persiano di Mary Renault, sull'amore di Alessandro per Bagoa, più che a quello delle fonti storiche). Anche qui i documenti storici avrebbero permesso ben di più.

E se la scena delle truppe che incitano Alessandro a baciare Bagoa è rimasta, abbiamo poi letto sui giornali di scene di letto tagliate per le reazioni negative del pubblico delle pre-proiezioni...

Anche qui insomma la morale è la stessa: volendo (o potendo), Stone avrebbe potuto andarci giù molto, molto più duro.


E per finire, una terza scena che non abbiamo visto: il lutto per la morte di Efestione (Arriano dedica un intero capitolo, il XIV, solo per parlarcene!). Talmente smodato che, per rispettare la tradizione di tagliare i capelli in segno di lutto (e qui, mmmhh, un Farrell col taglio a spazzola non avrebbe guastato...) si dice che Alex abbia fatto il contropelo alle... mura di Babilonia, demolendone tutti i merli! Peccato che questa scena sia stata omessa: sarebbe stato il punto più camp mai raggiunto dal cinema...

I problemi col sesso non finiscono qui. Perché, a voler essere storicamente corretti, l'Alessandro Magno vero ebbe un progetto politico che il buon Stone, visti i guai del suo Paese in quel di Babilonia (oggi Iraq), ha preferito non discutere (non che gli sia servito...). Arrivato da conquistatore e proclamato esportatore della superiorità della civiltà greca, riconobbe il valore della civiltà conquistata, e volle fonderla con la propria. Fu il colpo di genio che diede vita all'Ellenismo.

Sposò la figlia del vinto re persiano (e questo nel film non appare, e si capisce perché: ve lo vedete Bush che sposa la figlia di Saddam Hussein?), e volle che i suoi ufficiali e i suoi soldati facessero lo stesso! Come dire: mogli e buoi di qui, valgono quanto quelle dei paesi tuoi. Ma non eravamo la civiltà superiore?

Non solo. Alessandro arruolò truppe indigene e le trattò come quelle greche. Ciò potrebbe avere addirittura causato la sua morte, perché la sua scomparsa prematura e improvvisa fu dovuta, dice una parte della storiografia, all'avvelenamento da parte dei suoi collaboratori, oltraggiati dal fatto che i vinti fossero trattati con riguardi che loro pretendevano riservati ai soli vincitori. Qui di discorsi politici se ne sarebbero potuti fare molti, perché il paragone fra ieri ed oggi balza all'occhio da solo, ma Stone li ha comprensibilmente schivati (non che gli sia servito...).

(A margine, nulla ci dice Stone né del genio militare di Alessandro (che sembra vinca solo perché fa interminabili discorsi prima delle battaglie: proprio come Rumsfeld pensava di poter fare) né dei motivi della superiorità militare macedone, né di quella falange macedone che fu una rivoluzione militare epocale: per Stone conta di più "umanizzare" l'eroe, e spiegarci quanto edipica e castrante fosse mammà. Ma questa, dopo tutto, è Hollywod, baby, non "Discovery channel"...).

Insomma, gira gira la sessualità, nel Paese che produce la massima parte della pornografia mondiale, continua ad essere un problema, se e appena si esce dal porno. Che è, ci dice Hollywood, l'unico spazio che il cinema può concedere alla sessualità. Basta toccare i matrimoni interraziali con gli abitanti dell'Iraq, o la bisessualità, o i rapporti con una trans (Bagoa fu un antesignano), o i matrimoni interreligiosi, ed ecco che pare di avere toccato un nervo scoperto. E dolorante.

Forse non è stato saggio per Stone parlare proprio in questo periodo di un generale occidentale che va in Iraq ed Iran ed Afghanistan, armi in pugno, per portare la libertà e la democrazia, e che lì scopre di apprezzare la civiltà dei conquistati quanto quella dei conquistatori, pretendendo infine d'imporre il sistema di governo "iracheno/iraniano/afghano" ai suoi "occidentali".
E se proprio Stone lo doveva fare, tanto valeva affrontarla, la lezione di un impero che incise sulla storia perché seppe integrare i conquistati, seppe creare una cultura mista, seppe rispettare la religione dei vinti... sia pure a proprio esclusivo tornaconto. Ma il discorso avrebbe potuto dispiacere a qualcuno che è talmente fanatico che non riesce neppure a fare il proprio tornaconto, perché preferisce demolire moschee e calpestare copie del Corano... coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

E allora, in conclusione, invece di parlare del film che avrebbe potuto essere e non è stato, resta solo da valutare il film che è stato.

Che ha i suoi difetti, ma nessuno di quelli imputatigli per "spiegare" il flop commerciale.

È un bel film. Mille volte meno inconsistente del Gladiatore, favoletta per sartine analfabete. Mille volte più curato di Troy, passerella per cosce tornite e bicipiti scolpiti e nulla più (se ne salvano solo le scene di battaglia).

Con mezz'ora di patemi psicoanalitici in meno, sarebbe stato perfetto: d'intrattenimento, godibile per gli occhi, e perfino non disutile nella ricostruzione storica.
Perciò, se non l'avete visto, vedetelo pure con fiducia. Non è il capolavoro epocale che la pubblicità prometteva, ma non è neppure lontanamente brutto e noioso come le critiche calunniose l'hanno dipinto.

È un buon prodotto professionale, curato nei dettagli minimi (chi ama la storia vi riconoscerà di continuo citazioni d'opere letterarie e di oggetti d'arte antichi), con le belle scene di battaglia che vi aspettavate, solo un po' scucito come tutti i film che sono rimasti in lavorazione per troppi anni. E troppo tagliuzzati per i motivi più vari -- omofobia inclusa.

In conclusione, confermo: accattivillo. Come direbbe Sofìa.


P.S. Il sito del film è qui.

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