recensione diStefano Bolognini
Numeri e sentimenti
Omosessuali moderni è il titolo della più vasta ricerca sociologica mai condotta fino ad ora sui gay e le lesbiche italiane e pubblicata per la prestigiosa casa editrice il Mulino.
Gli autori Marzio Barbagli, uno dei più quotati studiosi della sociologia in Italia, e Asher Colombo, professore di sociologia presso l'Università di Bologna già noto per aver pubblicato una ricerca intitolata Gay e AIDS in Italia, hanno lavorato per ben cinque anni a stretto contatto con l'assocazionismo gay ad un progetto, come dice Colombo "coltivato da tempo anche da Barbagli. In Italia non sono mai state condotte ricerche scientifiche rigorose sulle persone omosessuali Questo perchè c'è evidentemente imbarazzo nei confronti dell'argomento e sottostante c'è l'idea che gli omosessuali siano sempre rimasti uguali; inoltri alcuni sostengono che dal punto di vista sociologico i gay non siano interessanti. Abbiamo deciso di lavorare ad Omosessuali moderni anche per una causa 'occasionale' e cioè per un bando di concorso del Ministero della Sanità da cui abbiamo avuto un modesto finanziamento. Abbiamo cominciato così li ricerche e abbiamo utilizzato i fondi per fare più di quello che ci era stato chiesto".
Il confronto tra questa ricerca e le analisi dello stesso tipo condotte in Italia fino ad ora è presto detto. Nel 1991 l'Ispes pubblicava un Rapporto sulla condizione omosessuale in Italia un'indagine elaborata partendo da una base di 2044 questionari. Omosessuali moderni va ben oltre, tanto da essere annoverato come la più vasta ricerca mai condotta sull'omosessualità anche in Europa, se pensiamo a 3502 questionari e a 136 interviste lunghe registrate su nastro vagliate dagli studiosi. I due non si sono limitati a questo ma si sono impegnanti nella lettura delle più importanti guide gay pubblicate all'estero e in Italia, dei file originali dei possessori di tessere di ingresso ai locali del circuito ricreativo di Arcigay (è la prima volta in Europa che una associazione permette di utilizzare a scopi statistici i propri dati), di fonti a stampa e hanno condotto osservazioni dirette nei locali della scena omosessuale e nei luoghi di incontro casuale all'aperto insieme ad analisi di file di quattro rivelazioni sui comportamenti omosessuali maschili e sull'infezione da Hiv dell'Istituto Superiore della Sanità e ad altre numerosissime fonti secondarie.
Questo rende l'idea della precisa fotografia all'omosessualità che dovrebbe essere stata scattata e quantifica le difficoltà di interpretazione che i due devono aver incontrato. Il lavoro, dichiara Colombo "è stato soprattutto molto lungo. Abbiamo incominciato con una prima fase dal '95 al '97 durante la quale abbiamo raccolto i questionari e le storie di vita che hanno costituito la nostra fonte principale. Poi ci siamo accorti che alcuni di questi dati non offrivano un campione rappresentativo degli omosessuali italiani perchè avevamo distruibuito i questionari sopprattutto nei luoghi di incontro e al Gay Pride di Bologna e Napoli. Così abbiamo cercato di confrontare e di incrociare i dati in nostro possesso con altre rilevazioni".
In ambito accademico, rileva Colombo, esiste una parziale resitenza allo studio dell'omosessualità. Infatti, se da una parte non ci sono state "resistenze a parlarne di omosessualità e c'è una certa attenzione e sensibilità che dipende molto dalle popsizioni politiche" dall'altra "per quantro riguarda i docenti sono capitate situazioni di imbarazzo e scherno con battutine e così via. Per quantro riguarda gli studenti ho notato, parlando del mio libro a lezione, persone che dicono che il tema non interessa e percepisco che lo avvertono con una sorta di fastidio". Comunque, continua il sociologo, il lavoro "è stato accolto bene ad esempio abbiamo fatto già due presentazioni del testo una presso l'Università di Bologna sotto l'etichetta LUO (Libera Università Omosessuale, ndr.) e dipartimento di Scienze dell'Educazione. Il direttore del dipartimento era molto contento dell'iniziativa e assolutamente favorevole. Lo stesso a Ferrara con il dipartimento di Filosofia del Diritto. Ci sembra un segno di sensibilità e cambiamento" inoltre dopo l'uscita della ricerca numerosi studenti "mi hanno chiesto tesi su queste tematiche".
E' innegabile il merito di questa ricerca di aver aperto anche all'ambito accademico la discussione scientifica sull'omosessualità ma cerchiamo di scoprire insieme ai due sudiosi i risultati del loro lavoro sintetizzato in 322 pagine.
Gli omosessuali moderni italiani, in generale, come dice il testo "non fanno più l'amore con gli eterosessuali o con le persone dell'altro sesso, ma solo con altri omosessuali, non assumono più il ruolo, l'abbigliamento e le movenze dell'altro genere e non si presentano più come uomini effemminati e donne mascoline, ma come gay e lesbiche, non definiscono più i comportamenti loro e quelli degli altri come attivi e passivi, ma come eterosessuali e omosessuali...non hanno più, con i loro partner, rapporti socialmente e sessualmente asimmetrici, di superiorità e inferiorità. Non si incontrano più soltanto nel segreto di un sofferto isolamento e non si incontrano più soltanto nei luoghi clandestini, spontanei e misti, ma dispongono di una rete ampia e articolata, di associazioni e organizzazioni esclusive, che rafforzano la loro identità".
E' probabile che di fronte a questa affermazione molti lettori gay storcano il naso ma i dati statistici parlano chiaro. Chiediamo al sociologo da noi intervistato quale validità abbia questa ricerca: "Avevamo dubbi sulla solidità dei dati raccolti. Abbiamo fatto una quantità incredibile di analisi su questi dati, cose che sono in minima parte riportate nel libro, e siamo stati molto attenti a confrontare i dati con ricerche fatte in altri paesi. In particolare abbiamo considerato il lavoro di Laumann??? dei primi anni '90 a Chicago sui comportamenti sessuali della popolazione americana che dedicava una parte agli omosessuali e le indagini francesi, tedesche e inglesi. I risultati erano coerenti con quel poco che si sapeva degli omosessuali negli altri paesi. Alcuni dati sono molto solidi. In altri casi erano più incerti e abbiamo quindi cercato altre fonti. Ad esempio abbiamo fatto una indagine sui locali e sui luoghi di incontro su guide italiane e straniere. Questo ci permetteva di incrociare ulteriormente le informazioni e di avere maggiori certezze e poi il file degli iscritti ad Arcigay che nessun ricercatore ha mai consultato in altri paesi. E', dal punto di vista sociologico, un lavoro molto importante per le informazioni che contiene. E' chiaro che mancano all'appello i non iscritti al circuito Arcigay ma confrontando il livello di copertura con il totale di locali per gay in Italia abbiamo pensato che sia molto probabile che chi frequenta locali fuori dal circuito frequenti anche locali Arcigay. Anche i minorenni mancano in alcune rilevazioni e quindi quando presentiamo i dati escludiamo le classi nelle quali potrebbero esserci fluttuazioni. Il campione è schiacciato verso le classi più basse però nei file di Arcigay sono iscritti anche numerosi anziani. Questo ci ha permesso di studiare le emigrazioni delle persone omosessuali che è una analisi che non ho visto in nessun'altra ricerca di questo tipo".
Entrare nei particolari di questa testo sarebbe realmente impossibile. Basti che i campi di indagine sono innumerevoli e che la lettura offre l'impressione che nulla dell'esistenza dei gay sia sfuggito agli studiosi. Esempio, tra i tanti, della profondità d'indagine è la disamina dei nomignoli utilizzati all'interno delle coppie gay o l'approfondimento delle pratiche sessuali con partner duraturi o occasionali, o, ancora, la genitorialità gay e la crescita dei figli e così via.
Cerchiamo allora di capire come mai Barbagli e Colombo hanno individuato una sorta di modernità gay. Nella ricerca emerge una evidente "discontinuità" rispetto al passato. Innanzi tutto, come dice il testo, sono cambiati i "tipi di relazioni omoerotiche" che fino a quelche decennio fa vivevano il retaggio del "rapporto pederastico classico" ed erano "caratterizzate da un'assimettria sia sociale che sessuale fra i due partner". Attualmente "sussiste la distinzione tra attivo e passivo, fra insertivo e ricettivo (mi paiono termini infelici) sia nel rapporto orale che nel rapporto anale" ma l'asimmetria è venuta meno: "Non vi è più un superiore ed un'inferiore, un dominatore ed un dominato. In linea di principio, i due partner hanno lo stesso potere e lo stesso status. Il rapporto sessuale non è più fra "un soggetto ed un oggetto, ma è caratterizzato di solito da versatilità e reciprocità". A questo si aggiungono una serie di considerazioni sulla selezione del partner che vertono anche sulla facilità con cui, rispetto al passato, un omosessuale preferisca accompagnarsi ad un altro omosessuale.
Il secondo evidente motivo di cambiamento sta negli spazi sociali che l'omosessuale può frequentare e che nell'ultimo decennio hanno visto un impennarsi di offerta. Un tempo erano per lo più i "luoghi spontanei" (battuage) ad attirare l'interesse dei gay. Oggi ne esistono di "organizzati misti o esclusivi" (bar, discoteche e saune) ma la vera novità in questo campo è "l'associazionismo" che fino agli anni '80 nemmeno esisteva e che pur non vivendo un periodo di floridezza ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale sull'identificazione dei gay alle strategie culturali di accettazione. Ad esempio, senza troppo banalizzare i gay oggi non "hanno bisogno di assumere il genere opposto per farsi una ragione dei propri sentimenti".
Infine è diventato molto più netto "il confine fra comportamenti omosessuali ed eterosessuali" ed molto più facile il "coming out". A questi motivi, che ricorrono per tutta la trattazione, Colombo aggiunge: "mi sembra che tu abbia individuato le caratteristiche principali dell'omosessuale moderno. Secondo me il cambiamento più importante è quello che viene chiamato 'omogamia di genere' che significa che gli omosesuali moderni hanno cambiato il criterio di selezione del partner e lo scelgono preferibilmente gay. Una volta, come ci ha dichiarato un'anziano, una coppia di omosessuali faceva ridere. Altro cambiamento è quello della subcultura e cioè molti omosessuali sono passati dalla clandestinità alla visibilità. Non collocherei le pratiche di sesso sicuro nella dimensione omosessuali moderni o premoderni perchè tale cambiamento ha avuto pù a che fare con l'emergenza AIDS anche se si inscrive in questo clima culturale mutato. Purtroppo sappiamo troppo poco sulle pratiche di protezione degli omosessuali e i dati non sono confortanti".
Tutti questi cambiamenti, secondo gli autori dipendono anche dal mutamento culturale e sociale all'interno della famiglia patriarcale avvenuto a metà novecento e al relativo benessere che viviamo che hano permesso ad ampi strati di popolazione di avere un'istruzione, valori post-materialisti, autonomia, uguaglianza, all'aumento di instabilità coniugale e così via.
In "strati marginali del campione" oggetto di ricerca però rimangono comunque "modi di pensare e di agire del passato" e se consideriamo che gli autori collocano la nascita dell'omosessuale moderno nell'ultimo trentennio è anche comprensibile quanto possa essere stato difficile fotografare un processo ancora in corso.
La ricerca, pur essendo decisamente interessante, presta il fianco per alcune critiche.
Già Natalia Aspesi in una recensione al testo sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" il 9 novembre scorso rilevava l'enorme attenzione del testo alla sessualità fisica dei gay dicendo scherzosamente "ma cosa faranno mai a letto due uomini o due donne, si immagina che i lettori meno scrupolosi saltando ricordi di infanzia, reazioni familiari, e coming out (che sono i primi capitoli del libro, ndr.) correranno subito a pagina 109 al capitolo dedicato alla sessualità. Qui una serie di delusioni: l'omosessuale moderno non è come quello antico che se la spassava sul serio...fa l'amore quanto un etersessuale, cioè in molti casi poco..le donne poi un disasto".
Ques'attenzione al sesso può dipendere dalla prospettiva eterosessuale degli autori a cui va comunque l'innegabile merito, e lo ribadisco, di aver fatto da battistrada in ambito accademico. Ora però pretendiamo una ricerca sociologica condotta da un omosessuale.
Sempre nella recensione la Aspesi decisamente critica rispetto alla visione dell'omosessualità che emerge dalla ricerca sociologica afferma "dopo tutto, tra accettazione ed indifferenza, ancora li chiamano, magari bonariamente, busono, finocchi ricchioni, checche, culattoni" e ai Media "sfugge sempre un luogo comune, un doppio senso, una falsità, un pettegolezzo, qualche mossetta". La giornalista, a ragione, conclude: i due studiosi "arrivano a una conclusione molto Gay Pride: le omocoppie sono in testa ai mutamenti della vita in comune perchè non risentono della tradizionale divisione de ruoli...e rappresentano un modello di convivenza che potrebbe insegnare qualcose alle coppie etero". Qualcuno potrebbe anche aggiungere "Ma non l'avevo già sentito tutto questo?"
Anche l'interpretazione dei dati presenta qualche incongruenza. Un esempio, tra i tanti, è quello sul coming out che, agli autori, pare un processo più facile e sviluppato rispetto al passato. I dati non ci paiono poi così lusinghieri se, infatti, "coloro che sono attratti da persone dello stesso sesso sono 100, e quelli che hanno rapporti erotici sono 56" quelli che "si dichiarano gay o lesbiche sono solo 27". Una netta minoranza di coloro che hanno "desideri ed attività omoerotiche" giungono quindi a definirsi omosessuali e, almeno in questo caso, parlare tout court di modernità omosessuale pare un po' fuori luogo. Certo è che 'spulciando' i dati numerose critiche si potrebbero addurre.
Oltre a questo è possibile che una lettura superficiale del testo sia pericolosa. Ce lo mostra l'articolo pubblicato dall'"Espresso" il 15 novembre scorso Adesso i gay non sono più diversi di Chiara Valentini che discutendo la ricerca parla, in toni troppo entusiastici, della "nuova normalità" gay. La stessa Valentini dopo aver citato alcuni dati si chiede se gli omosessuali stessi si riconoscono "nella movimentata ricerca di gruppo" di Barbagli e Colombo. E questo dubbio ci pare lecito.
Se poi, come dicono gli autori, l'omossessuale oggi è moderno noi siamo convinti che tale modernità si coniughi soltanto con una eterosessualità moderna di cui non crediamo nessuno studioso abbia ancora rilevato la nascita o l'esistenza. Quanto dovremo ancora aspettare?