recensione diGiovanni Dall'Orto
Camelot 3000
In questo spesso (ad occhio, quasi trecento pagine) volume di fumetti a colori, la prima cosa che si nota sono proprio... i colori. Camelot 3000 fu creato nel 1988, quando non solo non esisteva la colorazione a computer, ma i fumetti erano stampati su carta non patinata, che faceva sbiadire molto le tinte. Quindi gli autori hanno caricato le tinte per tenere conto di questo aspetto.
Stamparlo ora su carta patinata, che viceversa esalta i colori, ha dato per risultato una specie flash psichedelico, con colori "puri" (gialli, blu, magenta) violentissimi, che all'inizio (finché non ci si abitua) danno parecchio fastidio. Per fortuna ci si abitua.
Questo fumetto è l'ennesima dimostrazione dell'abilità della cultura di massa anglosassone di reinterpretare fino alla nausea i miti della sua storia. Cosa che noi italiani, privi d'autoironia e condannati a una visione "ingessata" della storia, non siamo altrettanto bravi a fare: ci prendiamo troppo sul serio...
Questo fumetto è infatti la rilettura fantascientifica della leggenda di re Artù, ambientata nell'anno 3000.
La Terra, a iniziare dall'Inghilterra, è attaccata da implacabili extraterrestri (che si scopriranno guidati dalla malvagia Fata Morgana, rediviva). Artù, come da leggenda, risorge per difendere l'Inghilterra da Morgana, e raccoglie nuovamente attorno a sé i cavalieri della Tavola Rotonda, reincarnati. Fra i quali si contano un negro, un giapponese (che "ovviamente" commetterà harakiri: io ho detto solo che la cultura anglosassone sa reinterpretare i suoi miti, mica che sia intelligente...) e una donna. Nella quale si è reincarnato, per errore, Tristano.
Costui non accetta minimamente il suo nuovo sesso, e farà un sacco di stupidaggini (compreso il tradimento dei suoi compagni -- o quasi...) per tornare ad essere un "vero" maschio. Eppure tutto ciò avviene nonostante la donna in cui si è reincarnata Isotta paia decisamente contenta del cambio di sesso. E tanto farà e tanto dirà che alla fine riuscirà a portarsi a letto la... donna amata.
La vicenda lesbica è trattata con un tono ironico-comico, che però è il medesimo con cui è massacrato allegramente l'intero mito (fra le altre cose, questa volta Ginevra e Lancillotto riusciranno a consumare il loro adulterio e a mettersi insieme, in barba ad Artù). Non scade nel morboso e nel voyeuristico, e ciò in prodotto di massa del 1988 non era scontato.
Per concludere: il disegno è quello standard per questo tipo di produzione di quegli anni: piuttosto bidimensionale e dal tratto rapido.
Insomma, Camelot 3000 è un divertissement, godibile, senza troppe pretese di cultura o poesia, ma è comunque un onesto prodotto d'intrattenimento.
Purtroppo il prezzo (20 euro) non è per tutte le tasche.