recensione diGiovanni Dall'Orto
Vigilia dell'acqua. L'omosessualità dietro metafora poetica.
Andrade è uno dei miei poeti omosessuali contemporanei preferiti. Purtroppo in italiano è disponibile ben poco della sua produzione, ma fra questo poco si annovera questo bel libro.
L'autore vi parla di amori omosessuali attraverso insistite metafore ("neve", "acqua", "bianco" e "calce" = sperma, eiaculazione, orgasmo; "verde" = giovane uomo, giovinezza; e così via) che a tratti appaiono felici, a tratti invece moleste. La scelta è infatti solo in parte artistica, mentre in parte nasce dal ben più prosaico bisogno contingente di evitare processi per oscenità (De Andrade iniziò a pubblicare sotto la dittatura fascista portoghese).
Di questa necessità il poeta seppe fare però uno stile, che ha nella metafora e nell'"indovinello" ermetico un elemento caratterizzante.
Così ad esempio è descritto un coito:
"T'insegnerò come si riconosce
bada
è ancora un ragazzo
non smette di crescere
sulle spalle
la luce
disciolta
la fulva
chiarezza dei fianchi.
La bocca sulla bocca nevicava" (p. 83).
E ancora:
"Già fu un bimbo, quel verde,
inquieto di tanto guardare
la notte negli specchi -
adesso appoggiato alla mia spalla
dorme nell'autunno interminato.
(...)
Si perderà, non tarda,
si perderà nell'acqua senza memoria,
così come indifferente cade
un capello - o neve" (p. 123),
dove il concetto è, fuo di metafora, che raggiunta la soddisfazione dell'orgasmo svanirà l'intimità con quel giovane...