recensione diGiovanni Dall'Orto
Proclama sul fascino. Congedo dalla poesia.
In questa ultima raccolta Bellezza è ancora più pessimista del solito: si piange addosso lamentando di aver sprecato la vita (p. 49), di essere solo un ex poeta (p. 46, ed ha ragione: il testo è stranamente prosaico, privo di emozioni, quasi spento), osservando il proprio corpo tradirlo per la malattia (p. 35), lagnando la fine della giovinezza, dando l'addio all'amore (p. 33).
Tutto questo non è più riscattato, come in altri libri, dalle poche e rade poesie d'amore: non a caso la sezione più importante di quest'operina si intitola "il nulla".
Un po' deludente.
"Epigramma o no, viaggio o no
prendo spesso i treni e vado
in auto, con qualche vittima
rimediata alla Stazione
dai capelli rossi o biondi
non fa niente, però la vita
è lo stesso a sedici anni
mi piace spiarla
riaverla, io vecchio ormai
decrepito incapace d'amore" (p. 51).