recensione diGiovanni Dall'Orto
Angeli controvoglia
In passato il fenomeno del trionfo dei castrati nel canto, fra il 1560 circa e il 1800 circa, dei castrati, fu visto come pura curiosità (o bizzarria) storica, e descritto di conseguenza. A quell'epoca l'esecuzione delle opere musicali antiche non differiva da quella di opere moderne: un uguale suono e un uguale pastone tardo-Romantico ricopriva come melassa tanto Wagner quanto Bach o Vivaldi.
Ma dopo la recente riscoperta "filologica" delle sonorità, degli strumenti e delle tecniche esecutive antiche (con conseguente riesumazione e scoperta di documenti dimenticati da secoli) lo studio della vicenda ha ora un fine serio e pratico: capire quale fosse la tecnica esecutiva di questi cantanti, per cercare di riproporla in modo "corretto" nell'esecuzione di opere antiche. Un bel problema, dato che per le (innumerevoli) parti scritte per castrati l'alternativa è possibile solo tra l'utilizzo di donne, oppure l'utilizzo di uomini che cantino in falsetto, e "non è la stessa cosa", in nessuno dei due casi.
(Per ovvi motivi non si può certo riproporre la "piccola operazione" chirurgica che manteneva ai castrati il tono acuto e "celestiale" della loro voce infantile. Anche se io la proporrei a certi cantanti - specie rock - più dotati di fisico che di qualità canore, imponendo anche in alternativa la frequentazione di una scuola di canto... Vuoi vedere che magari funziona?).
Ortekemper in questo ponderoso e documentatissimo saggio ha fatto tesoro d'una massa enorme di dati riesumati in questi ultimi decenni, aggiungendone di suo, per ricostruire la vita di numerosi castrati.
Ricostruisce così il contesto, la mentalità e l'atteggiamento che resero possibile, e spiegano, un fenomeno tanto assurdo. Che ebbe fine per il cambiamento dei gusti e delle esigente musicali, non certo per un sussulto morale o di civiltà (al contrario: la Chiesa cattolica bandì infine i castrati dalla Cappella Sistina solo a inizio Novecento!).
L'analisi di questo saggista è approfondita ma sempre affascinante, chiara, ben scritta, scorrevole al punto che si legge a tratti quasi come un romanzo. In più ha l'onestà di non tacere - come facevano per pruderie gli studi del passato - l'enorme attrazione erotica che suscitavano i castrati presso gli spettatori sia donne, che uomini, al punto che le relazioni sessuali potevano essere una fonte non piccola dei redditi, anche ingenti, di un artista di questo tipo.
Accenni e citazioni di documenti che testimoniano questo fenomeno, spesso esibito in modo esplicito, alle pp. 76-77 (Casanova), 79, 206-207 ("L'uomo che insidiava un castrato, anche se non avrebbe mai confessato a se stesso di avere pulsioni e tendenze omosessuali, poteva convincersi di essere attratto unicamente dall'elemento femminile presente in lui"), 240-41, 258 e 334-335.