recensione diStefano Bolognini
Il vulcano
Romanzo, ambientato negli anni Trenta (fu edito nel 1939), che racconta l'esilio di alcuni uomini e donne che furono costretti ad abbandonare la Germania nazista. Più racconti, che seguono le alterne vicende di ogni singolo esiliato, si intrecciano.
Klaus Mann parla del professore universitario ebreo scaricato dalle accademie tedesche, della ricca aristocratica con marito ebreo, della tenutaria di osteria comunista esiliata insieme al circolo di intellettuali di sinistra che la frequentava e così via, nel tentativo di indagarne le sofferenze che l'esperienza dell'esilio provocavano.
Esilio che lo stesso autore provò.
Tra i personaggi che incontriamo lungo il racconto spicca una coppia di omosessuali, entrambi fini intellettuali, ed entrambi accettati nel circuito delle loro amicizie.
In uno dei due, Martin, s'intravede la figura dell'autore, mentre l'altro rappresenta l'omosessuale legato ai pregiudizi cattolici che vive con ansia la propria di chi si considera "peccatore".
La loro avventura non è a lieto fine, ma la descrizione del loro rapporto offre spunti di ottima letteratura.
Questo romanzo offre uno spaccato importante di ciò che la storiografia sul nazismo ha raccontato solo in parte.