recensione diGiovanni Dall'Orto
Histoire juridique de l'homosexualité en Europe. Interessante, ma già invecchiato.
Come accade spesso, la parte davvero interessante di questo saggio giuridico sull'omosessualità è quella in cui è specialista l'autrice (la filosofia del diritto moderno e contemporaneo) che contiene osservazioni stimolanti.
Per il resto, quest'opera non resterà negli annali come pietra miliare della storiografia sul tema glbt, se non altro perché è più che altro un lavoro di sintesi di un certo numero di monografie apparse negli ultimi anni...
Il vantaggio di questo approccio sta nell'aver reso possibile, in un agile libretto tascabile di 127 pagine, una sintesi su "Legge ed omosessualità" (anche se il libro è uscito in una collana di Medicina, non di Legge!) che spazia dall'antica Grecia al 1997.
Lo svantaggio, è aver creato un'opera che accenna a tutto e non approfondisce nulla, che cita per lo più di seconda mano (commettendo così vari errori) e di fretta e furia (cadendo così in varie imprecisioni, magari solo per eccesso di sintesi).
Un paio di esempi per tutti: l'estensione all'Italia del "Code Napoléon" (che aboliva le leggi antiomosessuali) è attribuita a p. 66 al Codice dei Savoia, quando in realtà avvenne l'esatto opposto: i Savoia furono gli unici monarchi italiani, assieme al papa, ad abrogare del tutto il Code Napoléon dopo la Restaurazione, e a mantenere comunque le leggi antiomosessuali quando ne accettarono vari princìpi. Fu solo il Codice Zanardelli, nel 1889, ad abrogare per l'Italia le leggi anti-omosessuali ereditate dal Codice sabaudo (e l'errore è ripetuto a p. 81, dimostrando che non si trattava d'una svista, bensì d'ignoranza della storia italiana).
E che dire quando (p. 4) l'autrice prende Voltaire (sic) come autorità per attestare che la parola "sodomia" appare per la prima volta nella Novella 141 del Corpus Juris giustinianeo, che invece quella parola non contiene affatto? Qui l'errore è doppio: aver dato fede a documenti obsoleti da secoli, e non aver verificato di persona sul testo originale del Corpus Juris, che una storica del Diritto dovrebbe avere a portata di mano...
dAvvicinandosi al tempo presente, la qualità del lavoro migliora via via, con pagine di rilievo laddove si affronta il periodo delle codificazioni penali post-napoleoniche (pp. 50 in poi).
Purtroppo però la parte relativa agli ultimi anni (pp. 83-124), molto aggiornata e senza dubbio di grande utilità pratica all'uscita dell'opera, è invecchiata per gli enormi cambiamenti avvenuti in Europa nel frattempo.
Diciamo insomma che questo libro ha comunque svolto un compito, abitando utilmente per le mani di coloro che in questi ultimi anni han dibattuto ed attuato il cambiamento del Diritto francese in materia di omosessualità. Ma una volta svolto questo compito, ha esaurito il suo scopo.
In conclusione: questo è un "bigino" utile a chi non sa nulla di storia del Diritto per acquisire una rapida (si legge in una giornata) infarinatura, ma non va preso per nulla di più di questo. Per ogni capitolo (eccezion fatta per le parti sulla filosofia del diritto) esistono monografie più accurate e approfondite, e decisamente più utili, di questa.
Ciò detto, va aggiunto che la situazione è aggravata dalla fastidiosa mancanza d'accuratezza dell'autrice, che già a p. 4 dà di un concetto cardinale come quello di stuprum latino una definizione scorretta; a p. 5 affibbia a Benkert il nome di Karolay, a p. 7 trasforma la parlamentare europea Vera Squarcialupi in V. S. Quarcialupi... E siamo solo a p. 7...
Legga quest'opera chi ha poco tempo, come prima introduzione. Ma non poggi studi e affermazioni su questo libro, che non ha basi abbastanza solide per essere "fondamentale".