Mondo senza di me, Il [2001].

18 agosto 2004

Accolto con interesse fin dal suo apparire, questo libriccino è diviso in due parti.


La prima, "La neve a settembre", descrive i "piccoli niente" che fanno la vita quotidiana d'un giovane universitario, il ventunenne Ale (eterosessuale), e dei suoi amici, fra i quali è Ettore, compagno di stanza.


La seconda parte, "L'uomo che verrà" (pp. 85-171), mette in scena proprio il ventiduenne Ettore, che è gay ed è andato a trovare ad Amsterdam un amico in Aids terminale (il viaggio ad Amsterdam sembra ormai de rigueur per ogni romanzo gay di esordiente), dove sarà alle prese con il ricordo bruciante del suo amore per Nino che lo ha appena lasciato, con il terribile incombere della morte sul suo amico, ma anche con l'attrazione per un bellissimo olandese biondo... che non capisce.


I personaggi inventati da Mancassola hanno la tendenza al rimuginamento ed ai voli "filosofici" (in questo simili a quelli di Cerchierini, con cui condividono la tendenza a pontificare sul Senso della Vita con uscite retoriche), che li rendono un po' noiosi, e a tratti presuntuosi.

Interessanti quando fanno domande sull'amore, questi personaggi non sono infatti sempre all'altezza quando cercano le risposte a tali domande. Per fortuna però, a tratti, inaspettatamente, la scrittura si rivela intensa e vera, riscattando così i punti più deboli.


In un certo senso, i personaggi di Mancassola sono gli stessi di Cerchierini, ma visti qualche anno dopo, quando di fronte alla realtà iniziano ad aprire gli occhi sui limiti del loro egocentrismo adolescenziale.

E li afferra il senso di vuoto, la paura della scoperta che, lungi dal potere andare avanti loro senza mai aver bisogno del resto del mondo, è il mondo che dimostra ogni giorno di potere andare avanti senza di loro. E lo esplicita nell'abbandono affettivo, per esempio.

"Certe volte è importante pensare sono bello, posso piacere, è un pensiero che mi dà fiducia. La bellezza è una risorsa. C'è bisogno di molte risorse per salvarsi, ogni giorno, dalla paura di essere inutili, senza valore agli occhi degli altri. Agli occhi dell'altro.

La salvezza era ricevere una tua telefonata, sentirti ridere di una mia battuta, scoprire che parlavi agli amici di me. Volevo le prove della mia importanza, mi aggrappavo alle più piccole cose. (...)

Guardami, applaudimi. Merito il tuo amore" (pp. 95-96).


L'amore, insomma, non è un diritto che spetta solo perché si è belli e giovani... ("A vent'anni, se si è carini, è facile dividere il mondo in due: chi dimostra attrazione per noi, e chi no", p. 98)...


Mancassola sa scrivere. La lettura risulta piana e scorrevole, senza intoppi. Spesso riesce ad essere intensa e coinvolgente. Paradossalmente, però, in uno scrittore che sa come raccontare le cose, resta ancora da risolvere la domanda sul cosa raccontare: a volte i suoi personaggi vivono il Nulla, a volte invece ingolfano e intasano di elucubrazioni una narrazione non pensata per reggere tanto peso.


Aspettiamo quindi le prossime prove, perché questo è uno scrittore promettente. Anche se in questo pur bel romanzo non ha ancora raggiunto la maturità.

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