recensione diGiovanni Dall'Orto
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Tre romanzi brevi sulla generazione dei "post-sessantottini", in provincia, negli anni Ottanta.
Nel primo un "giovanetto" bellissimo irrompe nelle vacanze d'un gruppo di amici ultraotrentenni, suscitando le voglie di Paola e di Gianni (un omosessuale che non è riuscito a farsi una ragione di quel che è) spingendo infine i due allo scontro.
Il secondo è un epistolario di un uomo che svela, in controstampa, la storia del suo corrispondente Andrea (le cui lettere non appaiono), che ad un certo punto decide di vivere infine la sua omosessualità e di lasciare la moglie; la decisione però gli costa molto e deve persino lottare con l'alcolismo. Dalle lettere del suo amico emerge anche un amore di gioventù di Andrea per lui, mai vissuto o consumato. Una vicenda a tratti sorprendentemente umana e meditata.
Nel terzo romanzo breve, infine, Andrea è tornato al suo paese e parla con l'amico di quel che era stata la "vera" storia del loro gruppo d'amici, svelando numerose storie di sesso vissute di nascosto con questo o quello, nell'incombere sempre più minaccioso della droga, che avrebbe poi sfasciato il gruppetto. La storia intensa ma senza alcuna speranza con Fausto convince infine Andrea a fuggire dall'omosessualità e a cercare una prospettiva nel matrimonio.
Questo romanzo ha momenti di introspezione notevoli e tocchi felici, nonostante il tono "sconfitto" e mesto di tutta la vicenda.
Un libro strano ma meritevole di considerazione.