recensione diGiovanni Dall'Orto
Honneur ratatiné d'une athlète lesbienne en 1930, L'
Quest'opera ruota attorno al processo intentato (e perso) nel 1930 da una delle prime donne "sportive" francesi, Violette Morris (1893-1944) contro la Federazione sportiva femminile (Ffsf), che l'aveva espulsa a vita per i suoi comportamenti oltraggiosi: bestemmiava, faceva a botte, vestiva da uomo sul campo e fuori dal campo e infine - dimostrando d'essere una transessuale più che una lesbica - s'era fatta tagliare i seni per non averne "impacci" mentre gareggiava.
L'autore ha buon gioco a mostrare che la Morris fu usata come "caso esemplare" nello scontro fra due concezioni dello sport femminile: una che puntava a fare delle ragazze future madri sane, forti e molto femminili, l'altra che invece incarnava un'aspirazione femminista alla parità con l'uomo, entrando direttamente in competizione con lui e utilizzando lo sport come mezzo per dimostrare la possibile superiorità della donna sull'uomo (cfr. p. 92).
In termini più moderati fu la seconda tendenza a prevalere, perché permetteva la ricerca di "record" e puntava alla produzione di "campionesse", e quindi a un utilizzo più spettacolare dello sport, che rendeva più facile la ricerca di finanziamenti.
Ma la Morris non fu un caso storico emblematico, se non nella sua esagerazione ed eccezionalità. Fu un personaggio squilibrato, come mostra la sua biografia, che Gury segue solo per cenni sommari e con reticenza, al punto da liquidarne in un paio di pagine l'epilogo: privata dei mezzi di sussistenza (fra i quali era una relazione eterosessuale), omicida (sembra per legittima difesa), infine collaboratrice dei nazisti, torturatrice efferata (di donne) essa stessa, Violette Morris fu giustiziata da un commando partigiano. Un finale che fuga i dubbi sulla natura dissennata di certe sue scelte e di certi suoi comportamenti.
Un capitolo (pp. 105-114) è dedicato a Sport et homosexualité.
Un altro, "Violettes à Lesbos" (pp. 95-104) racconta un po' superficialmente il "non detto" lesbico, che fu accuratamente tenuto fuori dal processo da entrambe le parti contendenti.
Benché l'opera sia meno prolissa di altre dello stesso autore, ha anch'essa le sue lungaggini, al solito collocate laddove Gury elenca i superflui pareri dei letterati francesi dell'epoca sul personaggio (anche laddove sono alquanto inopportuni e ben poco illuminanti).
Su questo personaggio si veda, per un taglio maggiormente biografico, il romanzo di Raymond Ruffin, La diablesse. La véritable histoire de Violette Morris, Pygmalion-Gérard Watelet, 1989.