recensione diGiovanni Dall'Orto
Honneur perdu d'un politicien homosexuel en 1876, L'
L'autore è infatti molto scrupoloso, ed ha letto ciò che su ogni singolo fatto fu scritto una decina almeno di quotidiani... ma era davvero necessario ogni volta ripetere con dieci citazioni dieci racconti dello stesso fatto? Il ritmo del racconto s'impantana così, spesso, nelle paludi delle citazioni, e la lettura diventa mortalmente noiosa. Quando poi l'autore passa a cercare - per decine di pagine - in che modo il caso di cronaca possa avere ispirato i letterati dell'epoca, il solo pensiero che sfugge dal sen del lettor è: "Pietà!!!".
Dopo aver dato questo indispensabile avviso, aggiungerò però che il caso è di primario interesse. Giustamente Gury sottolinea che "La France a eu son affaire Oscar Wilde, avant l'affaire Oscar Wilde, et c'était l'affaire Germiny" (p. 175).
Le citazioni di Gury dimostrano l'enorme impressione che causò lo scandalo fra i contemporanei (Germiny era uno dei personaggi più in vista del partito clericale e anti-repubblicano, della destra, insomma). Fu un caso paradigmatico quanto lo fu per gli inglesi il caso Wilde, o per i tedeschi il caso Eulenburg.
Il caso Germiny ebbe, inoltre, conseguenze politiche andate ben al di là degli eventi stessi. Esso rese impossibile (e secondo Gury potrebbe essere stato montato a bella posta proprio a questo scopo) al reazionario presidente Mac Mahon appoggiarsi, più di quanto non abbia fatto, alle destre clericali ed antirepubblicane.
Gury, evidentemente convinto d'aver scritto poco, ci rifila pure una "terza parte" del libro sul tema "Des politiciens homosexuels", sull'omosessualità tra i politici francesi del XIX e primo XX secolo (pp. 219-245): inutile dire che il lettore sopravvissuto fin lì ne sentiva un'impellente necessità... A p. 227, per fare buona misura, si cita anche Alessandro Panizzardi, attaché militare dell'ambasciata italiana, amante di Maximilian von Schwarzkoppen, suo omologo tedesco.
Fra le parti a mio parere più godibili dell'opera: la ricostruzione del processo in cui Germiny e il suo complice furono condannati, e la ricostruzione della sottocultura omosessuale pagina che ruotava attorno agli urinali pubblici, infestati dagli "agenti provocatori" della "Buoncostume" che, in abiti civili, si appostavano per arrestare i "pederasti". Creando a ripetizioni quegli "scandali" che teoricamente la loro esistenza avrebbe dovuto servire a prevenire.
Germiny potrebbe anche essere stato vittima d'una vendetta di questi poliziotti, dopo che il consiglio comunale parigino, a cui erano stati segnalati molti loro abusi d'autorità, aveva discusso di tagliarne i fondi...
Germiny, abbandonato dalla moglie e radiato dall'ordine degli avvocati, morì in esilio, in Argentina, dove s'era guadagnato da vivere come consulente legale. Morì ancora cattolico. E questo se non altro lo aiutò a non seguire l'esempio di molti suoi contemporanei, che per cancellare lo scandalo si uccisero.