Due tombe poco distanti l'una dall'altra, tra i cipressi del cimitero anglicano degli Allori (sulla Senese poco oltre le Due Strade) conservano le ceneri di Violet Paget (più nota con lo pseudonimo maschile di "Vernon Lee") e di Violet Keppel Trefusis, che vissero a Firenze, dove morirono quasi ottantenni.
Le loro vite furono segnate dalle relazioni che ebbero con le donne che amavano, ma per comprendere meglio le scelte di queste ed altre straniere che vissero in Italia all'inizio del secolo, dobbiamo ricordare che due eventi, il processo ad Oscar Wilde del 1895 e la scandalo suscitato dalla pubblicazione del Pozzo della solitudine nel 1928, spinsero molte donne alla discrezione e al silenzio sui loro amori. Le strategie che comunque permisero alle due Violet di poter vivere le loro storie furono diverse: l'una utilizzò il modello dell'amicizia romantica, fondata su un comune sentire e pensare (e apparentemente asessuata), l'altra invece ostentò una bisessualità che probabilmente non possedeva. E oltre ai quarant'anni di differenza, anche la loro vita, le idee politiche e l'atteggiamento verso il mondo furono profondamente diversi.
Vernon Lee (Violet Paget) era profondamente concentrata sul suo lavoro intellettuale ("labora, et noli contristari" era il suo motto); parlava perfettamente italiano (con un forte accento toscano, pare) e secondo la marchesa Nerina Medici di Marignano "capiva noi italiani non nella traduzione ma nell'originale", mentre Violet Keppel Trefusis confessava che Firenze non le piaceva, e che amava solo la Francia.
Vernon era una scrittrice vittoriana, raffinata, versatile, colta, estetizzante, attenta osservatrice, sensibilissima al paesaggio, all'arte e allo spirito dei luoghi. Intransigente e perciò litigiosa, fortemente idealista, era contro la guerra (essere pacifisti durante la I guerra mondiale significava andare controcorrente e divenire impopolare), contro la vivisezione e il nazionalismo, e a favore dell'emancipazione delle donne. Violet Trefusis invece non aveva slanci ideali, né si impegnò mai troppo in qualcosa; per lei le apparenze contavano: edoardiana, frivola, attenta alla moda, al cibo e al bon ton, non viaggiava mai senza cameriera personale. Nel 1937 incontra Mussolini, che ammira, e a cui chiede di vedere il famoso balcone. Dichiara lei stessa di avere sempre "girato nella direzione in cui soffia il vento", e negli anni '60 riceve con piacere l'ordine di commendatore della repubblica italiana. Il suo era il mondo del Ritz, commenta Harold Nicolson.
VERNON LEE
A soli 19 anni Vernon cominciò a scrivere saggi sul romanzo inglese, uno dei quali sulla scrittrice Ouida (Louise de la Ramée, marchesa Lottaringo Lottaringhi della Stufa che viveva in una villa a Signa e passava l'estate a Bagni di Lucca). Scrisse oltre 40 libri, tra romanzi, racconti e saggistica di vario tipo, alcuni dei quali stampati da Leonard e Virginia Woolf alla Hogarth Press; si occupò di storia, ma anche di favole toscane, di musica, di arte, di questioni sociali. In italiano sono stati tradotti: Il Settecento in Italia: letteratura, teatro, musica; La scultura del Rinascimento; Possessioni: tre storie improbabili; Ombre italiane: racconti (queste ultimi sono raccolte di racconti "soprannaturali", che ricordano nel gusto e nell'ambientazione storica quelli della Blixen); ed il curioso, almeno nel titolo, ma purtroppo introvabile, Il parassitismo della donna, del 1912.
Vernon Lee si stabilì a Firenze insieme alla famiglia nel 1873, prima in Via Solferino 12, in una casa che guardava sul Mugnone canalizzato, dove abitò fino al 1882, poi in Via Garibaldi 5, mentre dal 1889 abiteranno la villa Il Palmerino, sotto Settignano, che Vernon acquisterà nel 1906 (dal 1922 però si trasferisce nel villino adiacente). Non passava molto tempo con la famiglia, e viaggiava moltissimo in Europa, ma l'inverno lo passava sempre a Firenze. Fu accusata di freddezza, troppa cerebralità, incapacità di abbandonarsi ai sentimenti, rigidità, puritanesimo, ma in realtà le sue amiche ne furono affascinate anche per decine d'anni.
Nel 1878 Vernon Lee si innamorò di un'inglese che viveva a Firenze, Annie Meyer, e così ricorda: "le cose andarono in fretta con una donna col suo carattere ardente, impaziente, impetuoso...". Questa relazione durò due anni, ma Vernon tenne sempre una foto di Annie sopra il letto. Sempre a Firenze nel 1880 Vernon conosce la scrittrice Mary Robinson, e se ne innamora. Mary così descrive Vernon:
"ha soffici capelli biondi, benevoli occhi grigio-verdi che brillano attraverso un paio di enormi occhiali rotondi diciottesimo secolo" ed ha "mani sottili, con fragili dita rivolte in sù che escono dai polsini inamidati dell'abito. Sembrava insieme audace, raffinata, polemica, timida"
e la sua casa:
"dalla mattina alla sera sembravamo esistere solo per comunicarci le nostre idee sulle cose... non dimenticherò mai quelle gite mattutine in tutte le stradine e strade di campagna intorno a Firenze; sulle rive del piccolo Affrico, dove ci sono sentieri ventosi e vallette verdi come nell'Europa del Nord; sul lungarno oltre le Cascine, dove noi ragazze ci riempivamo le braccia di mazzi di nontiscordardime..."
Negli anni successivi d'estate tornerà sempre in Inghilterra, dove conoscerà le pittrici Flora Priestley e Mabel Price; Bella Duffy; Maud Crutwell; Mrs. Stillman; Mrs Callander e la sua enigmatica cognata lady Archibald Campbell, che per Vernon é: "sicuramente la donna più sorprendente su cui abbia mai posato gli occhi... qualcosa di molto simile ad un giovane principe delle Mille e una notte"; madame Delafoy, archeologa in abiti maschili, tutte le figure più importanti dei circoli artistici londinesi, e viene ritratta da John Singer Sargent in un quadro ora alla Tate Gallery.
Nel 1887, dopo sette anni però Mary le annuncia il suo fidanzamento con Darmsteter (si risposerà poi anche Duclaux), il che causerà a Vernon un forte esaurimento nervoso, dal quale si riprende solo grazie a "Kit" (Clementina) Anstruther Thompson, che aveva conosciuto appena qualche giorno prima di ricevere la ferale notizia. Così la descrive alla madre, quando ancora non sa della decisione di Mary: Kit é una "bella creatura... ha una personalità pittoresca, dipinge molto bene, cavalca in modo deciso e veloce, guida il tandem e gioca a polo... parla slang come un ragazzo... é veramente una creatura incantevole... Secondo me é anche molto bella, almeno la sera, quando non é vestita di camicie maschili maladatte e giacche e sottane un bel po' troppo corte... In realtà non si interessa di niente se non quadri & alberi & e erba & Browning & Shelley, & ciò che é giusto & ciò che é sbagliato, & perché... Vorrei tanto che potesse venire a Firenze... Con l'eccezione di Mary non sono mai stata attratta tanto da nessuno, né ho avuto così fiducia di nessuno..."
L'anno successivo Vernon fa ancora un viaggio con Mary a Venezia, dove conosce D'Annunzio, che sospetta di essere un "napolitano" [?]; poi é con Kit a Firenze, visitando paesi, ville, chiese, gallerie... In Italia frequenta la marchesa Alfieri di Sostegno; Laura Gropallo; la contessa Marcello; Maria Gamba; Maria Pasolini; Laura Minghetti; la contessa Spalletti; Angelica e Rezia Rasponi; Flavia Farina Cini, sua madre Margaret Cantagalli e sua zia Elena French Cini; Nerina Gigliucci, Lina Waterfield; la signora Gordigiani; Nicky Mariano; Ida de Mari, Maria Papafava, Pia di Valmarana, Valentina Hawtry, Ernestine Ludolf-Fabri, Ranee Brooke di Saravak, Flo Gleichen, i Corsini (a cui dedica un romanzo), che non sempre accettarono le sue idee democratiche e socialiste.
Nel 1893 viene presentata ad Ethel Smyth, "una giovane donna che é, da persone competenti, supposta essere "il" compositore, e che stupì considerevolmente Firenze qualche anno fa con la sua eccentricità". Ethel Smyth, la celebre femminista e compositrice lesbica, autrice della "Marcia delle donne", trova Vernon brutta, senza tatto, oppressivamente intelligente, e completamente presa dal fascino di lady "Posomby". Ethel, che scrive sui rapporti d'amore tra donne affermando di essere una che su questo tema ha veramente il diritto di parlare, crede che la sua tragedia consista nel fatto che amava i "cultes", ma preferiva credere che queste amiche fossero necessità puramente intellettuali, essendo troppo rigida, senza segni di affetto esteriori, puritana e casta [?]. Ma anche a lei Vernon nel 1903 dedicherà un dramma, cercava sempre infatti di onorare le sue amiche con qualcosa di scritto: dediche, introduzioni a libri, saggi scritti in comune, ecc.
Per dieci anni Kit e Vernon passeranno l'inverno insieme a Firenze, unite dal comune interesse per l'arte e l'estetica e dallo stesso idealismo sociale. Organizzano uno spettacolo di marionette per i contadini (dove recitano le nobili fiorentine), frequentano tra gli altri Bernard Berenson ("quel piccolo critico d'arte che sembra destinato a diventare famoso"), che nel 1897 le accusa di plagio, dalle sue conversazioni, di un articolo sull'arte che avevano scritto insieme. Nel 1899 Kit decide di accudire un'amica malata, non tornerà più tutti gli anni in Italia e diventerà in seguito una capo scout.
In questi anni compaiono nella vita di Vernon: lady Evelyn Charteris de Vesci, di cui si innamora; Irene von Flemming Forbes-Mosse, che affitta il villino della sua proprietà e nel 1930 scrive un romanzo con l'introduzione di Vernon; la scrittrice Bulteau, detta "Toche", a parere di Vernon "troppo" amica di Anna de Noailles e Héléne Bibesco Caraman-Chimay (scoperte a letto insieme), e delle quali vorrebbe che si liberasse; Gabrielle Delzant; lady Ottoline Cavendish-Bentinck Morrell. Gira le ville toscane con Edith Warthon, che l'ammirava, ma non sapeva come trattarla, poi nel 1911 conosce Irene Cooper Willis, che l'aiuterà in un questionario sulla musica, sarà la sua esecutrice testamentaria e che a sua volta curerà una raccolta delle sue lettere ai familiari, stampata in 50 copie a Londra nel 1937.
Negli ultimi anni soffre di angina pectoris e comincia a non sentire più:: usava un cornetto acustico, ma secondo i maligni solo mentre parlava lei stessa. Nel 1934 fu recitato a Firenze alla Reale Accademia dei Fidenti il suo dramma Ariadne in Mantua, del 1903, ispirato alla vicenda del castrato Farinelli. Attori erano i suoi amici fiorentini e le musiche furono scelte con molta cura, come se lei potesse sentirle. Morì il 13 febbraio 1935. Cremata, le ceneri furono deposte nella tomba del fratellastro, dove il suo nome non compare nemmeno
VIOLET TREFUSIS
Violet Keppel ebbe storie d'amore con varie donne, tra le quali Winnaretta Singer (leggendaria e miliardaria moglie del principe Edmond de Polignac, di aspetto maschile e con abiti da uomo; ritratta da Romaine Brooks ed amica della contessa Anna de Noailles e di Proust); la conobbe nel 1925, e con lei andrà a Venezia, in crociera sul Nilo con un "dahabeah", nelle isole greche, e sarà fotografata da Vogue. E' tramite Winnarette che conosce Colette, alla quale, per il suo colorito, più che una violetta sembrò un geranio ("Violet? Mais non! Geranium!").
La sua storia d'amore più nota é quella con Vita Sackville-West, durata dal 1918 al 1921, e narrata da Nigel Nicolson in Storia di un matrimonio. Durante quei tre anni di esaltazione non ebbero scrupoli ad esibire i loro sentimenti: Vita (vestita da soldato ferito, "Julian") e Violet (la sua fidanzata "Lushka") uscivano a cena e a ballare insieme a Londra e a Parigi. Tra loro usano uno strano linguaggio, con parole spagnole e gitane, come in questi telegrammi mandati da Violet a Vita: "Chapiscar", "scappiamo"; "Ah Julian, Julian, sir Tran rastagel tira mitya. I've written you at least twice a day and sent innumerable wires. If you go to China promise no longer holds. Mentiliche don't torment me". La loro storia fu l'ispirazione anche per Challenge, scritto da Vita nel 1924.
Apparentemente ebbe molte avventure con uomini, oltre al marito (che sposò nel 1920), al contrario di Vernon Lee, la cui vita emozionale fu invece centrata solo sulle donne. Dagli anni '30 in poi non frequenta lesbiche [?], anzi, ostenta nei loro confronti un certo disgusto, e racconta aneddoti del tipo: l'americana miss W., che vuole sedurre un'eterosessuale e si cimenta proponendole difficili posizioni, si sente rispondere freddamente: "Is that all you know how to do, then, Miss W.?" ("Allora questo é tutto quello che sa fare, Miss W.?"), oppure ricorda che in una libreria Gertrude Stein le fece delle avances, ed inventa "A pose is a pose is a pose is a pose is a pose". Però cerca ugualmente di concupire una sessantenne Madame X., che invece racconta storielle volgari (costringendo così la sua fidanzata a scappare in lacrime), e comunque raccoglie anche le confidenze di Mademoiselle Le Chevrel, che a 70 anni si innamora di una scrittrice un po' più vecchia di lei!
A Firenze era già stata nel 1908 con Vita e Rosamund Grosvenor, innamorata anche lei di Vita. Quest'ultima in omaggio a Firenze (in cui tornerà prima nel 1912 con Rosamund, l'anno dopo, nella stessa casa, col marito Harold, poi nel 1951 e 1952 ospite di Violet) scriverà "The City of Lily". Violet soggiornerà anche a Bordighera dall'amica Pat Dansey (che, piuttosto interessata invita anche Vita: "Dear Vita, it is a queer world!", nonostante la presenza della sua fidanzata "Joan)".
Quando nel 1927 i genitori di Violet acquistano la villa l'Ombrellino a Bellosguardo, la madre conosce una sola frase in italiano: "bisogna begonia", forse l'unica che saprà mai, e invaderà la villa di una profusione di fiori ammassati in vasi. Nel 1928 Virginia Woolf pubblica Orlando, che é Vita, mentre Violet é la principessa russa Sasha. Lei si rappresentò come Anne Lindell ("di statura media... lineamenti irregolari, naso all'insù, bocca troppo grande... labbro superiore arcuato e sporgente, occhi piccoli... capigliatura crespa, arricciata... con una spiccata passione per i pasticcini...") in Broderie anglaise (pubblicato in italiano da La Tartaruga nel 1989), il suo "roman à clef" pubblicato in francese nel 1935, in cui Violet ridicolizza una scrittrice famosa ma molto poco sensuale (Virginia Woolf), ed un ipocrita lord inglese (Vita), che non amava una donna ma "una formula adatta a tutte le circostanze", in balia della madre possessiva e napoletana [l'immaginario degli stranieri a proposito dei napoletani andrebbe indagato!].
Solo alla morte dei genitori trascorrerà primavera e autunno a Firenze. Nel 1955 finisce di restaurare l'Ombrellino e passa più tempo a Firenze, dove riceve gli abitanti delle ville vicine e gli ospiti di passaggio. Tra i primi Harold Acton, la regina di Romania, lady Enid Browne, i Visconti, i Nicolini, Nancy Pearson, i Sitwell, Nancy Mitford, i Ginori, i Guicciardini, gli Antinori, i Gondi, i Corsini, i Ricasoli, i Guidi, i Capponi. Anche lei litiga con Berenson, ma solo per motivi di prestigio, e per liberarsi di ospiti indesiderati li spedisce dal marchese Carlo Torrigiani, vicino Lucca.
Negli ultimi anni, dopo essersi rotta l'anca due volte, cammina col bastone, e muore il 1 marzo 1972. Le sue ceneri sono in parte a Firenze ed in parte a St. Loup, in Francia.