L'Italia ebbe una parte molto importante nella vita di Romaine Goddard, chiamata Romaine appunto perché nata a Roma il 1 maggio 1874 da una ricchissima famiglia americana, famiglia che però si disinteressò presto di lei abbandonandola a sei anni da sola a New York, dove fu allevata da una lavandaia. Nelle sue memorie, l'infanzia sembra un incubo, con un fratello demente ed una madre tormentatrice che a 14 anni la manda in un convento italiano. Qui viene costretta ad usare (orrore!) il coltello per mangiare il formaggio e a portare calze verdi, ma per la prima volta il suo talento per il disegno viene riconosciuto: le fanno disegnare teste di Cristo, i menù dei pasti festivi, le scene per le recite. Avrebbe dovuto diventare suora, ma una provvidenziale polmonite l'allontanò dal convento dopo un anno di permanenza, e la riportò dall'odiata madre.
Nel 1896 lascia Parigi (dove aveva abitato per due anni ed aveva cercato di sedurre Clara Butt) e torna a Roma per studiare arte alla Scuola Nazionale, dove era l'unica donna. Abitava in uno studio che si apriva su un giardino in via Sistina, frequentava il Caffè Greco e comincia a dimostrare il suo orgoglio quasi demoniaco (dichiarava che non bisogna essere schiavi di niente e nessuno, eccetto che del proprio spazzolino da denti), preda, secondo la sua biografa, di un "meccanismo emotivo che è stato descritto come 'identificazione con l'aggressore'". All'epoca veniva descritta con una faccia pallida e sensibile, con grandi occhi scuri e caldi riccioli neri.
Nell'estate 1899 va a Capri per la prima volta, per sfuggire al caldo ed alla depressione romana e per vendere i propri quadri. Per dipingere affitta come studio una cappella abbandonata vicina ad alberi di fico, aranci e vigne, e vi passa, a suo giudizio, i giorni più belli della sua vita. A Capri conosce John Ellingham Brooks, uno dei tanti omosessuali che aveva lasciato l'Inghilterra dopo il processo ad Oscar Wilde; sull'isola Romaine viene anche "adottata" dalla ricca Mrs Snow, il cui marito era sempre assente ed una casa piena di fiori, crocifissi, brandy, soda e aragoste fredde.
Passa l'autunno a Parigi, ma tornerà a Capri molte altre volte: nel 1901, nel 1903 quando dopo la morte del fratello e della madre avrà ereditato un immenso patrimonio e sposerà, forse per avere più libertà, Brooks (che peraltro rimarrà a Capri con E. F. Benson, ma che, come un marito "normale", disapproverà i suoi capelli corti ed i suoi pantaloni).
Negli anni successivi è a Londra (dove comincia a dipingere con la sua caratteristica tavolozza di grigi), poi a Parigi. Ad un pranzo dell'illustratore Cappiello, nel 1909, conosce D'Annunzio (1896-1938), di "aspetto repellente ma dotato di straordinario potere verbale". Lui la chiama "Cenerina", e in Nocturne la descrive come "tutta occhi e mento, non più una donna ma una volontà artistica...". Lei lo ritrae due volte, nel 1912 (a storia già finita) e nel 1916.
Negli stessi anni Romaine conosce Renée Vivien, ha una breve storia con lei (che a sua volta stava anche con Natalie Barney e la "Brioche"); dipinge vari quadri ("Azalee bianche", "L'arciere mascherato", "Le trajet"). È affascinata dai paesaggi interiori, dall'occulto, l'eccentrico, dai modi eccentrici e bizzarri, dagli umori dissonanti. Filtrate attraverso una malinconia pervasiva o caricaturizzate, i suoi quadri non ritraggono donne forti, ma donne arrabbiate o torturate. Durante la sua carriera ne dipinge parecchie, sue amanti e/o celebri lesbiche, tra le quali nel 1915 (come crocerossina) e nel 1917 Ida Rubinstein, la ballerina di Diaghilev per la quale Ravel scrisse il "Bolero".
Dato che non aveva bisogno di vendere, i suoi lavori non ebbero mai mercato, e furono rivalutati solo nel 1968 in un numero di Bizarre dedicato a lei.
Sue mostre a Parigi (1910, 1931), Londra (1925, 1976), New York (1925), Chicago (1935), Washington (1971), Poitiers (1987).
Nel 1915 aveva già incontrata Natalie Barney (1876-1972) al Bois de Boulogne, e forse l'aveva anche ritratta insieme alla sorella, ma solo dopo un tè della zia Minnie (lady Anglesey), a 39 e a 41 anni rispettivamente, le due "tornarono a casa insieme, e quello fu l'inizio".
"Un femme à femmes" così Natalie, la più celebre "amazzone" del secolo scorso, veniva definita dalla sua portinaia. Romaine quando la incontra era sì bisognosa d'amore, ma anche amara, cinica, sospettosa ed estremamente nevrotica; nonostante o forse per questo, riconobbe per lungo tempo (circa 50 anni) a Natalie e a se stessa il diritto ad avere avventure con altre donne.
Nel 1915 scoppia la guerra e Romaine raggiunge D'Annunzio a Venezia, dove vede mendicanti affamati che mangiano le briciole destinate ai piccioni, mentre "il vate" abita in un piccolo palazzo sul Canal Grande dove faceva così caldo che le candele si scioglievano.
Nel 1918 Romaine torna a Capri l'estate. Acquista villa Cercola, conosce Sibilla Aleramo, Compton Mackenzie e sua moglie Faith. In Extraordinary women (pubblicato nel 1928, tradotto in italiano come Donne pericolose) è rappresentata come una vera e genuina invertita, e descritta nel romanzo come la desiderabile "Olimpia Leigh", autosufficiente e completa in se stessa, amata da "Rosalba Donsante" (la bella Mimì Franchetti). Radclyffe Hall sarebbe invece "Hermina de Randan", mentre "Cléo Gazay" la pianista Renata Borgatti, una "aberrazione biologica... i cui occhi grigi erano sempre rannuvolati dalla preoccupazione del perché era stata fatta com'era". Ma una fonte meno imparziale (Faith era "coinvolta, benché innocentemente [!], nei love affairs lesbici"), ci descrive invece Renata come "una donna straordinaria... sembrava Liszt giovane e non ho ancora incontrato una donna che non fosse pronta a caderle tra le braccia...".
Anche Romaine si innamorò del fascino androgino e della chiara accettazione del proprio lesbismo della pianista italiana; l'anno dopo, nel 1920, Romaine scrive da Capri a Natalie che si era stancata di Renata (ma non sarà stata solo una scusa?), comunque la dipinge mentre suona il pianoforte e questo ritratto, imperituro ricordo di una passione transitoria, è sicuramente uno dei suoi quadri più interessanti.
A Capri conobbe anche la marchesa Luisa Annam Casati, che a Venezia, dove viveva, dava balli sui canali ed appariva in società con scimmie, leopardi e serpenti; sull'isola campana arrivò con una gazzella, un pappagallo blu e un servo negro. Voleva conquistare Romaine e le commissionò un ritratto; Romaine la dipinse nuda, ma scrisse a Natalie che aveva gli occhi troppo piccoli per i suoi gusti...
Anche Barbara Lowther ("Toupie"), un'amica di Radclyffe Hall, s'innamorò della pittrice; su di lei circolava la storia che fosse stata arrestata alla frontiera francese per essersi travestita da uomo, mentre al ritorno, a quella italiana, per essersi vestita da donna.
Nel 1923 Romaine dipinge un autoritratto dove compare con cappello a cilindro, giacca e guanti, il tutto nero; sullo sfondo un paesaggio in rovina. A proposito del cappello, alla sua morte furono trovate 60 sciarpe e 62 berretti identici; grazie al suo ceto sociale poteva permettersi di vestire come le pareva, esibendo una sorta di dandysmo che fungeva da segregatore dal mondo eterosessuale, mentre l'aspetto maschile esprimeva l'amore per altre donne.
Ora Romaine ha 49 anni, uno studio a Parigi e la sera va a vedere Josephin Baker alle Folies-Bergère con Natalie e Faith; l'anno dopo, nel suo studio di Londra, dipingerà il famoso ritratto di Una Troubridge, un capolavoro di espressività secondo alcuni critici (per i detrattori invece lady Troubridge stava semplicemente starnutendo), comunque pieno di "marcatori" della subcultura lesbica.
Romaine Brooks un paio d'anni dopo sarà ritratta da un'altra pittrice lesbica, Gluck, che però non termina il quadro; Gluck era stata dipinta da Brooks nel 1923 come "Peter, una giovane inglese".
Nel 1926 a villa "I Tatti" a Settignano, incontra Clotilde Marghieri, che nel suo romanzo Il segno sul braccio fa rispondere ad una contessa spagnola che abitava a Firenze, tale Hortense, interrogata da Berenson sul perché Romaine Brooks fosse divenuta "sacerdotessa di Lesbo": "que voulez vous, les hommes nous chiffonnent beaucoup trop!" ["Che volete, gli uomini ci sciupano decisamente troppo!"].
Quando nel 1928 esce Il pozzo della solitudine, Romaine lo giudica "un libro ridicolo, trito e superficiale", e definisce Radclyffe Hall (che la inserisce nel suo romanzo The forge, del 1924, come l'artista "Venetia Ford") "una che scava vermi con la pretesa dell'archeologa di fama". Romaine è presente anche in Ladies' almanack di Djuna Barnes (sempre del 1928) come "Cynic Sal".
Nel 1930 compra e lascia una casa a Santa Margherita Ligure, poi parte per l'America, da dove torna per stare con Natalie, che però venne invitata dall'ambasciata americana a lasciare la Francia a causa dell'imminente guerra. Quando partono per l'Italia, nel 1939, Romaine aveva 66 anni e Natalie 64.
Negli anni 1940-1946, durante la seconda guerra mondiale, è a Firenze con Natalie a Villa Sant'Agnese, in via S. Leonardo.
Natalie socializzava ed infieriva sulla servitù, Romaine scriveva le sue memorie, entrambe prendevano il sole sulle sdraio in una trincea appositamente costruita in giardino per rimanere fuori della vista degli aerei che passavano sopra le loro teste e bombardavano la città. Frequentano Harold Acton, Bernard Berenson, il marchese Strozzi; ed il soggiorno fiorentino è un oasi di pace anche sentimentale, perché finalmente Natalie si dedica totalmente a Romaine. A Firenze Natalie dedica la poesia "La cité des fleurs".
Gli anni successivi, fino al 1955, l'estate sarà passata invece a Fiesole, a Villa Gaia, dove Romaine siede per ore alla finestra (non può più leggere alla luce artificiale).
L'inverno lo passa a Nizza, in rue des Ponchettes 11, all'ultimo piano, in stanze buie, con tende scure che non dovevano lasciar passare né luce né rumori, con cuscini neri e mura grigio piombo; per lei il giorno e la notte non esistevano più, ed era piena di paure e di sospetti. Ma anche di risentimenti: nel 1957 è esasperata dall'ultimo tradimento di Natalie (che aveva 82 anni!) con Jeanine Lahouvary ("Giselle"), una relazione che durò per 14 anni.
Nel 1968 teme di perdere la vista e non risponde a Natalie che la supplica e che manda al suo "Angelo" messaggi firmati "Nat-Nat": "Mio Angelo e crudele Amore, dopo che per mezzo secolo sei la mia più vicina e più cara, perché ora mi tratti come una sgradita sconosciuta?".
Romaine muore a Nizza il 7 dicembre 1970 alle 2:30 del pomeriggio. Aveva 96 anni, il funerale fu con poche persone, e senza fiori perché non le piacevano. Sulla tomba l'epitaffio scritto da lei stessa: Here remains Romaine, who Romaine remains. ["Qui è quanto rimane di Romaine, che Romain rimane].