Pierre Joseph Proudhon

19 marzo 2005, "Ompo" n. 262, gennaio 2005

Nel 1840 il giornalista Pierre-Joseph Proudhon attribuisce a una parola antica di millenni un significato nuovo, per indicare una situazione più politica, e che avrà grandi conseguenze nella storia moderna.

Questa parola è "anarchia", e indica l'assenza d'autorità e della sua manifestazione più evidente: il governo. Alla base della sua filosofia c'è il concetto, anche questo espresso da Proudhon, che "la proprietà è un furto".


L'anarchia ha molti punti di contatto con il socialismo utopistico che l'ha appena preceduto. Ma Proudhon non ne è molto convinto, anzi, a questa idologia che ha avuto tra i suoi massimi rappresentanti, personaggi del calibro di un Charles Fourier con il suo "osceno" Nuovo mondo amoroso, rimprovera soprattutto il libertinaggio sessuale che l'ha caratterizzato. E arriva a chiedere vent'anni di galera per il sodomita, o addirittura che "si dichiari legalmente scusabile il primo arrivato che ne ammazzi uno colto in flagrante delitto"[1]. Altro che "falansteri"&

A un certo punto Proudhon pensa addirittura di presentare una regolare denuncia alla magistratura proprio contro l'immoralità della "scuola falansteriana" composta, secondo lui, di "pederasti"... "Se si dimostra che il fourierismo è immorale... questa non potrà essere considerata persecuzione, ma legittima difesa". E arriva a toni che preannunciano il nazismo e che francamente, dal padre riconosciuto dell'Anarchia, uno non aspetterebbe: "Bisogna sterminare tutte le cattive nature e rinnovare il sesso, eliminando i soggetti viziosi; così come gli inglesi rifanno da capo una razza di buoi, di montoni e di porci"[2].

Solo in Amore e matrimonio (1858), sembra avere qualche dubbio: "Confesso, tuttavia, che in questo erotismo omoiusiano[3], per quanto spirituale ne possa essere il principio, dimora non di meno un delitto contro il mutuo diritto dei sessi, e questa menzogna del destino, dopo così begli inizi, merita una fine spaventosa".

Ed è proprio qui che anche lui sente il bisogno di coniare il suo bel neologismo per indicare l'omosessuale, visto che, omoiusiano, vuol dire esattamente questo.

L'origine della parola, però, è molto più antica di quanto non sembri a prima vista. In effetti, questo era il nome con il quale si definivano i membri della confessione ariana che rifiutava l'identità di sostanza tra Padre e Figlio, cioè, l'omousia, diventata dogma di fede nel concilio di Nicea del 325. Non identità (omousia), ma somiglianza (omoiusia), sostenevano i seguaci di Ario, che vennero condannati dal concilio di Costantinopoli (381) e perseguitati dall'Imperatore Teodosio.


Ma come mai tanto astio, da parte di Proudhon?

La saggezza romana ha da tempo spiegato l'arcano con un'interpretazione che vale cento libri di psicologia (e fa meno danni!), e che può essere così riassunta:

"Papa che contro i froci striglia

è uno che de dietro se lo piglia!"

Proudhon è infatti anche autore di numerosi libri, articoli, conferenze, da cui è facile capire come veramente la pensi.

Innanzi tutto, smonta qualsiasi costruzione positiva sulla donna. "Il matrimonio è la tomba dell'amore", dichiara, per poi chiedersi dov'è che l'uomo lo debba cercare, questo amore. Con l'amante? Con la prostituta? Con la concubina? Ma questa è solo "soddisfazione dei sensi... una secrezione dell'organismo... una sentina". La sentina, va ricordato, è la parte più bassa della nave dove si raccolgono gli scoli, ed è un luogo "umido, sporco, puzzolente".

"No!", dice Proudhon, e s'impelaga in una lunga descrizione degli amori maschili nell'Antica Grecia dimostrando una conoscenza più che approfondita sull'argomento.

È vero che Achille ama la sua bella schiava ed il suo migliore amico. Ma "che differenza nel dispiacere che prova per loro! Per Briseide piange, giura di non combattere più e di ritornare in Tessaglia; per Patroclo, spezza il giuramento, uccide Ettore, massacra i prigionieri e conquista Troia".

E dimostra di saperne molto anche sui romani, e perfino sui cristiani, sorprendendo il lettore quando fa suo, uno dei più antichi e tenaci pettegolezzi della nostra storia, prediletto anche da Federico II, e che ha mandato sul rogo molti tra quelli che hanno avuto il coraggio di riferirlo: "Cos'era questa predilezione tanta profonda del Cristo per il più giovane dei suoi apostoli? Per me, come nell'episodio di Eurialo e Niso, io ci vedo una imitazione cristiana dell'amore greco".

Poi, continua: "Perché meravigliarsi tanto di un attaccamento che ha radici nella stessa natura? Non sappiamo che tra l'adolescente e l'uomo c'è una reciproca inclinazione composta di mille sentimenti diversi e i cui effetti vanno ben al di là della semplice amicizia?"

"Ogni uomo ha dei segreti che confida solo al suo amico, e non ne fa parola con la propria donna", continua a scrivere nell'opera postuma (verrà pubblicata nel 1875, dieci anni dopo la sua morte), La Pornocratie ou les femmes dans les temps modernes.


Il suo, di amico, è Gustave Fallot, che conosce a 22 anni e con il quale va a vivere a Parigi mettendo tutto in comune, "camera, letto, tavolo, libri, soldi". "Come ti ho conosciuto, ti ho amato", gli scriverà quasi subito il giovane studentello di Besançon il 5 dicembre del 1831. La Correspondence di Proudhon sarà pubblicata postuma, nel 1875.

Ma l'epidemia di colera del 1836 glielo porta via, e il dolore che prova ("Sentii che metà della mia vita e della mia anima m'erano state rubate: ero solo al mondo") lo precipita nella disperazione più nera. Passerà un'ora intera in sconsolata meditazione sulla sua tomba al Père-Lachaise.


Quando descrive un lavoratore del popolo, Proudhon parla della "sua energia appassionata, la forza dei suoi muscoli, il timbro della sua voce...". Ed anche questo in un'opera postuma, Contradictions politiques, mentre esprime tutto il suo disprezzo per l'effeminato, il mignon, definendolo "disgustoso" e considerando con orrore la possibilità di una società dove i sessi, un giorno, finiranno per confondersi tra loro, "senza maschi né femmine".

Nella Germania guglielmina Proudhon, invece di scrivere la sua verità più intima ad uso dei posteri, avrebbe fatto parte del Der Eigene di Adolf Brand...

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